Differenze tra DOC e DOCG: capire le denominazioni del vino italiano 

By Admin 3 Min Read

Nel vasto panorama vinicolo italiano, le sigle DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) sono sinonimo di qualità e tradizione. Ma quali sono le differenze tra DOC e DOCG e perché è importante conoscerle? In questo articolo, esploreremo i criteri che distinguono queste due denominazioni, offrendo una guida pratica per scegliere con consapevolezza i vini più adatti alle nostre esigenze. 


La nascita delle denominazioni DOC risale agli anni Sessanta, con l’obiettivo di tutelare la qualità e l’autenticità dei vini italiani. L’aggiunta della “G” in DOCG, introdotta nel 1980, certifica un ulteriore livello di controllo e di pregio. 

  • DOC: Vini prodotti in zone viticole già note, con disciplinari che stabiliscono vitigni, rese e tecniche di vinificazione. 
  • DOCG: Vini che, oltre ai requisiti DOC, devono superare rigorosi test di assaggio e controllo da parte di commissioni ad hoc. 

Requisiti di produzione 

  • Zona di produzione: Sia DOC che DOCG fanno riferimento a territori ben delimitati. Tuttavia, per la DOCG la zona è spesso più ristretta e selettiva. 
  • Rendimenti e vitigni: Entrambe le denominazioni stabiliscono quote massime di resa per ettaro. Per le DOCG, i disciplinari sono ancor più severi, limitando ulteriormente la produzione per garantire maggiore concentrazione e qualità. 
  • Periodo di invecchiamento: I disciplinari fissano tempi minimi di affinamento. Nella DOCG, tali periodi possono essere superiori rispetto alle DOC, rendendo i vini più complessi. 

Controlli qualitativi 

Una differenza sostanziale tra DOC e DOCG riguarda i controlli aggiuntivi

  • Analisi chimico-fisiche: Effettuate prima dell’immissione in commercio. 
  • Commissioni di assaggio: Assaggiano il vino per verificarne la conformità alle caratteristiche del disciplinare. 

Sigillo di Stato: I vini DOCG sono riconoscibili da una fascetta numerata posta sul collo della bottiglia, a garanzia del controllo e della tracciabilità. 

Alcuni dei vini più rappresentativi: 

  • DOC: Cirò (Calabria), Orvieto (Umbria), Frascati (Lazio). 
  • DOCG: Barolo (Piemonte), Brunello di Montalcino (Toscana), Chianti Classico (Toscana), Amarone della Valpolicella (Veneto). 
    Questi esempi testimoniano la ricchezza e la varietà del patrimonio enologico italiano. 

Conoscere le differenze tra DOC e DOCG significa orientarsi meglio tra le etichette, riconoscendo i vini più prestigiosi e comprendendo il valore aggiunto che le commissioni di controllo garantiscono. Anche se non sempre la denominazione è sinonimo di gusto personale, è innegabile che DOC e DOCG rappresentino un baluardo di qualità e tradizione. Saper distinguere queste sigle aiuta a valorizzare il lavoro dei produttori, rendendo la degustazione di un vino italiano un’esperienza ancora più appagante. 

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