Nel vasto panorama vinicolo italiano, le sigle DOC (Denominazione di Origine Controllata) e DOCG (Denominazione di Origine Controllata e Garantita) sono sinonimo di qualità e tradizione. Ma quali sono le differenze tra DOC e DOCG e perché è importante conoscerle? In questo articolo, esploreremo i criteri che distinguono queste due denominazioni, offrendo una guida pratica per scegliere con consapevolezza i vini più adatti alle nostre esigenze.

La nascita delle denominazioni DOC risale agli anni Sessanta, con l’obiettivo di tutelare la qualità e l’autenticità dei vini italiani. L’aggiunta della “G” in DOCG, introdotta nel 1980, certifica un ulteriore livello di controllo e di pregio.
- DOC: Vini prodotti in zone viticole già note, con disciplinari che stabiliscono vitigni, rese e tecniche di vinificazione.
- DOCG: Vini che, oltre ai requisiti DOC, devono superare rigorosi test di assaggio e controllo da parte di commissioni ad hoc.
Requisiti di produzione
- Zona di produzione: Sia DOC che DOCG fanno riferimento a territori ben delimitati. Tuttavia, per la DOCG la zona è spesso più ristretta e selettiva.
- Rendimenti e vitigni: Entrambe le denominazioni stabiliscono quote massime di resa per ettaro. Per le DOCG, i disciplinari sono ancor più severi, limitando ulteriormente la produzione per garantire maggiore concentrazione e qualità.
- Periodo di invecchiamento: I disciplinari fissano tempi minimi di affinamento. Nella DOCG, tali periodi possono essere superiori rispetto alle DOC, rendendo i vini più complessi.
Controlli qualitativi
Una differenza sostanziale tra DOC e DOCG riguarda i controlli aggiuntivi:
- Analisi chimico-fisiche: Effettuate prima dell’immissione in commercio.
- Commissioni di assaggio: Assaggiano il vino per verificarne la conformità alle caratteristiche del disciplinare.
Sigillo di Stato: I vini DOCG sono riconoscibili da una fascetta numerata posta sul collo della bottiglia, a garanzia del controllo e della tracciabilità.

Alcuni dei vini più rappresentativi:
- DOC: Cirò (Calabria), Orvieto (Umbria), Frascati (Lazio).
- DOCG: Barolo (Piemonte), Brunello di Montalcino (Toscana), Chianti Classico (Toscana), Amarone della Valpolicella (Veneto).
Questi esempi testimoniano la ricchezza e la varietà del patrimonio enologico italiano.
Conoscere le differenze tra DOC e DOCG significa orientarsi meglio tra le etichette, riconoscendo i vini più prestigiosi e comprendendo il valore aggiunto che le commissioni di controllo garantiscono. Anche se non sempre la denominazione è sinonimo di gusto personale, è innegabile che DOC e DOCG rappresentino un baluardo di qualità e tradizione. Saper distinguere queste sigle aiuta a valorizzare il lavoro dei produttori, rendendo la degustazione di un vino italiano un’esperienza ancora più appagante.
