Di pet therapy si parla già da decenni: il termine è stato creato nel 1964 dallo psichiatra infantile americano Boris M. Levinson per definire terapie in cui sono coinvolti animali domestici. Le finalità sono tante: in Italia, per esempio, si distingue tra interventi assistiti con animali a scopo ludico, educativo o terapeutico.
Per gioco, educazione o riabilitazione, la pet therapy si sta diffondendo sempre di più. Infatti, è dimostrato che avere accanto un animale stimola le relazioni sociali e migliora la comunicazione: già negli anni Ottanta, gli studi della dottoressa Friedmann dimostrarono che già la vicinanza, pur senza contatto, riuscisse a indurre la regolarizzazione del battito cardiaco, il rilassamento generale e la diminuzione della pressione nei pazienti. Tutti benefici positivi soprattutto in situazioni particolari.
Un decreto ministeriale del 2003, in Italia, promuove “lo sviluppo di una cultura di rispetto per la dignità (degli animali) anche nell’ambito delle realtà terapeutiche”.
A cosa serve la pet therapy?
Avere un animale accanto è funzionale al nostro benessere: ma ci sono alcune persone che traggono maggior vantaggio dalla presenza di un pet, anche in condizioni particolari della loro vita. Ad esempio bambini, anziani o persone con disturbi dello spettro autistico.
Pet therapy anziani: gli animali in casa di riposo
C’è una correlazione benefica addirittura tra pet therapy e depressione: dagli studi di Holcomb, l’esposizione ad animali domestici come uccellini e conigli allevierebbe notevolmente l’umore degli anziani, mentre altri studi dimostrano effetti benefici in soggetti affetti da demenza. In ogni caso, la presenza di animali in casa di riposo, qualora possibile, migliora l’indice di qualità della vita all’interno della struttura. Ovviamente, i cani sono i prediletti quanto a compagnia e miglioramento delle funzioni cognitive per pazienti anziani.
A casa e in ospedale: i vantaggi per i bambini
La compagnia dei cani, secondo alcuni studi, è perfetta per alleviare problematiche legate all’apprendimento e deficit di attenzione e quindi ideale durante il periodo scolastico. Le attività con gli animali possono diventare anche momenti formativi, per insegnare agli alunni a prendersene cura, migliorando autostima e favorendone la responsabilizzazione. Inoltre, la pet therapy è approvata e incoraggiata in molti ospedali, per conferire maggiore serenità ai piccoli degenti, soprattutto durante cure particolarmente invasive.
Nel trattamento dei pazienti autistici
La difficoltà, o l’impossibilità, di comunicare nei modi considerati standard è una delle caratteristiche evidenti più delle persone affette da disturbi dello spettro autismo. E quindi, la pet therapy per autistici è fortemente consigliata perché migliora le interazioni sociali, anche quelle non verbali. Secondo alcuni studi la presenza di cani favorirebbe il coinvolgimento e la propensione del soggetto autistico alle terapie, oltre che ridurre i suoi livelli di stress e indurre un maggiore rilassamento.
Al di là degli studi scientifici, l’efficacia della pet therapy è qualcosa che ognuno di noi può sperimentare: la vicinanza di un animale ci rende subito più propensi al gioco, alla risata, alla felicità.
E quale terapia potrebbe mai essere meglio di questa?